Di Age, Scarpelli, Monicelli

Armata Brancaleone

Il progetto

Abbiamo tentato la trasposizione di questo film in teatro. La regola è stata quella della massima fedeltà al testo, modificato solo laddove le difficoltà scenografiche e di numerosità del cast imponevano qualche scorciatoia o un diverso “montaggio”.Armata Brancaleone

Non è stato difficile rimanere fedeli ad un film di cui siamo intimamente innamorati. Abbiamo riscontrato questo stesso nostro affetto per “L’armata Brancaleone” in tutte le persone a cui ne abbiamo parlato. Sono nate delle collaborazioni inaspettate e graditissime: alcuni ora recitano con noi, altri ci hanno preparato i costumi. Crediamo che questo affetto e questa disponibilità nascano oltre che dal piacere di frequentarsi, anche dal gioco di sentirsi a propria volta membri di una nuova “armata Brancaleone”, che condivide con quella del film i valori della lealtà, dell’amicizia e del non riuscire a disperarsi mai troppo.

Questo racconto di sconfitta perpetua viene letteralmente sollevato nel film da un linguaggio geniale che avvolge di comicità una vicenda di per sé amara, emblematica della “inadeguatezza degli umani sforzi”. A questo linguaggio non potevamo rinunciare, e ci siamo limitati a sostituire le inflessioni umbro – ciociare con qualche accento trentino – veneto che ci è più naturale e per alcuni di noi sacrosanto e inevitabile.

Armata BrancaleoneAbbiamo cercato poi, non senza difficoltà, di costruire una scenografia sufficientemente agile in grado di ospitare e suggerire l’ambiente per le situazioni varie, e di caratterizzare i personaggi senza fare troppo il verso ai grandi attori del film.

Temiamo il confronto ma vi invitiamo a (ri)vedere il film se ne avete occasione: è proprio bello, si torna a casa contenti. Noi, con voi, proviamo a fare lo stesso.

Lo spettacolo si articola in due atti della durata di 50 e 60 minuti.Armata Brancaleone

L’opera

L’armata Brancaleone It. – Fr. 1966 di Mario Monicelli, con Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Gian Maria Volontè, Enrico Maria Salerno, Folco Lulli, Maria Grazia Buccella, Barbara Steele, Carlo Pisacane.

Nel Medioevo lo spiantato cavaliere Brancaleone da Norcia si mette alla testa di un gruppo di scalcinati senza famiglia e parte alla conquista del feudo di Aurocastro.

Pur essendo uno dei più classici esempi di commedia all’italiana, il film ne dilata i confini con un’operazione culturale originale che comprende Kurosawa e Calvino, una rilettura della storia in chiave nazional-popolare, l’invenzione di una parlata mista di latino medievale e italiano prevolgare, il gusto anarchico di una scampagnata becera e i temi tipicamente monicelliani del gruppo dei piccoli perdenti e del senso della morte.

Armata BrancaleoneTerzo incasso nella stagione 1966 – 67 e un titolo passato in proverbio.

(da “Il Morandini – dizionario dei film 2001” Ed. Zanichelli)

Con un linguaggio ormai postmoderno, lo chiameremmo uno sfigato. Ma uno sfigato sui generis: immancabilmente coerente a se stesso e ai suoi valori… salvo momenti ineluttabili di momentanea necessità. Brancaleone è senza dubbio un eroe, di quelli che si riconoscono subito: dei ed eventi lo perseguitano! Ma alla fine lo pervade uno spirito poetico, idealista, pieno di sogni buoni ed estremamente umani; il sentimento vince sulla ragione e le qualità migliori dell’animo divengono virtù.
Più spesso di necessità si fa virtù e pur di mandar giù un tozzo di pane, o intravedere le carni mai sfiorate di candide fanciulle; si affrontano mostri e laidi regnanti in singolar tenzone. Ma la sventura ha sempre la meglio…

Con linguaggio estraneo ai tradizionalismi il T.I.M. si cimenta con questo testo, reso famoso dal film che lo ha consacrato, con lo stesso spirito con cui affronta la vita. La scena è solo un’altra stanza dove muoversi provando a decifrare senza definire nulla, l’umana esistenza con tutte le sue vicissitudini et financo perigliose magie del volger di tempi e stagioni. Ci auguriamo che questo lavoro riesca a sgretolare la famosa quinta parete che divide pubblico da attori, in cotal guisa da divenir un’unica stanza per chiunque.

Coerente a se stesso come Brancaleone “allo sbaraglio”, il T.I.M. affronta ancora una volta un tema comune in maniera insolita e originale: il dramma di vivere senza troppi drammi, la commedia dell’essere senza tante commedie.
Claudio Quinzani

I personaggi e gli interpreti

Christian Dallapiccola, il cavaliere Arnolfo Mano di Ferro / un brigante
Claudio Quinzani, Taccone lo scudiero di Brancaleone
Marco Michelotti, Pecoro il bifolco / il padre di Teofilatto
Pio Moser, Mangoldo il barbaro ostrogoto
Paolo Nones, Abacuc l’ebreo
Roberto Volcan, Brancaleone da Norcia
Gianfranco Garberoglio, Teofilatto di Bisanzio
Elena Bertini, una donna appestata
Riccardo Camertoni, il monaco Zenone
Simona Maccari, una cortigiana
Giudy Micheletti, una penitente
Anna Brugnara, una seconda penitente
Irene Rella, Matelda promessa sposa di Uguccione
Chiara Santuari, la tutrice di Matelda
Kristian Civetta, il conte Uguccione da Rampazzo
Manuela Debiasi, la zia Teodora
Nicola Merci, il podestà di Aurocastro
Khalid Tai Tai, un pirata saraceno
Tobias Unigwe Tockwu, un altro pirata

Stefano Bassetti, tecnico luci
Andrea Volani, tecnico audio
Paolo Nones, scenografo
Nicola Merci direttore di scena e aiuto regia

I costumi sono stati realizzati dalle allieve dell’Istituto Canossiane di Trento, scuola di taglio e cucito e da Diana Sinigaglia e Katia Bonmassar

Regia di Sergio Bortolotti