adattamento teatrale di Roberto Volcan,
liberamente ispirato a “La panne. Una storia ancora possibile” di Friedrich Dürrenmatt.

 Era Destino
Era Destino
Il progetto

Un banale incidente costringe Alfredo, rappresentante di commercio, a fermarsi in un piccolo paese di montagna. Il contrattempo non gli spiace, una notte fuori casa può sempre offrire qualche avventura galante.
Ma la casa che lo ospita, quella di un giudice a riposo, non è quanto si aspettava. Infatti, invece di qualche compagnia femminile, il rappresentante trova tre pensionati, tutti ex uomini di legge, che gli spiegano il loro unico passatempo: rifare dei famosi processi storici come quello a Socrate, a Gesù, a Galileo Galilei. Quando hanno l’occasione, i tre si dilettano in processi a persone vere: il gioco diventa più bello con del materiale vivente!Era Destino
E cosi Alfredo, tra una bottiglia di vino e l’altra, da ospite di una squisita cena si ritrova in veste di imputato.
In un’atmosfera sempre più inquietante, il gioco scivola nella realtà per poi tornare gioco, in uno sfasamento continuo abilmente orchestrato dai tre amici: Alfredo parla, si confessa, la sua vita banale sembra acquistare improvvisamente risvolti cruenti; sognava un’avventura ma si sente scoperto e si svela attraverso un esercizio di raffinate sevizie mentali, dove la posta finale può sciogliersi in una risata generale o in una condanna senza possibilità di appello.

Lo spettacolo si articola in due atti della durata di 50 e 40 minuti.

L’ambientazione è realizzata in interna, nella sala da pranzo-studio della famiglia Bracci che funge da aula di tribunale.

Il testo d’ispirazione e il suo autore

Era DestinoLa panne. Una storia ancora possibile È un romanzo breve del 1956, molte volte andato in scena a teatro.
Il titolo rappresenta il messaggio di fondo del racconto: com’è scritto nel primo capitolo di introduzione, anche una banale panne automobilistica, in somma un incidente miserrimo, può cambiare il corso di un’esistenza. Nel mondo moderno, sostiene l’autore in questo suo prologo, il gesto di un solo individuo può scatenare conseguenze a catena persino a livello universale, ed a maggior ragione, quindi, il caso condiziona fortemente le vicende di ogni singolo uomo, nel suo mondo privato.
L’intento dell’autore in questo romanzo, è quello di dimostrare che i meccanismi investigativi e giudiziari dello stato sono sostanzialmente incapaci di giungere alla verità umana. Viceversa, alcuni comportamenti, di fatto umanamente negativi, non vengono percepiti come “colpevoli” dalla giustizia umana.

Friedrich Dürrenmatt Scrittore, drammaturgo e pittore svizzero, nato Konolfingen il 5 gennaio 1921 e morto a Neuchâtel il 14 dicembre 1990.
Uomo dalla vita assai movimentata, specie nelle fasi giovanili, dopo la II^ Guerra Mondiale, ispirandosi ad autori come Lessing, Kafka e Brecht, inizia a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri, oscuri e riscuotono successi tanto più sono scandalosi.

Negli anni settanta e ottanta, si interessa di politica.
A fianco della sua passione per la scritture e la drammaturgia, mantiene per tutta la vita la sua passione per la pittura. I suoi dipinti si rifanno soprattutto a motivi mitologici o religiosi e risentono dell’influsso degli espressionisti e di artisti come Giovanni Battista Piranesi o Francisco Goya.

La produzione letteraria di Dürrenmatt è sempre stata caratterizzata da una pungente satira e da spirito critico nei confronti della società. Oltre a numerosi racconti, fra cui spiccano La morte della pizia, L’eclissi di luna, La panne, Il Minotauro, Natale, sono di grande interesse i romanzi Il sospetto, La promessa, Il giudice e il suo boia, nei quali, attraverso il sapiente utilizzo di trame investigative, intende dimostrare una tesi ben precisa: il caso governa i destini umani. Tema cardine della sua produzione è il concetto di giustizia. Per Dürrenmatt il complesso poliziesco-giudiziario, nei suoi meccanismi di indagine e di giudizio, è incapace di cogliere il senso più autentico della verità umana. Ciò che spesso sfugge alla giustizia dei tribunali può essere eticamente condannabile, o viceversa.


 

I personaggi e gli interpreti
Luca Santuari ALFREDO ROSSI, il rappresentante di commercio
Lorena Simoni ROMANA BRACCI, giudice in pensione
Guido Prati ALESSIO BRACCI, magistrato in pensione
Riccardo Camertoni ALBERTO LUPO, avvocato in pensione
Anna Brugnara SIMONETTA BRACCI, nipote dei coniugi Bracci
Paolo Casagranda ANTONIO BIANCO, meccanico e cugino di Simonetta

luci e musiche di Stefano Bassetti e Andrea Volani

costumi del T.I.M. – Teatro Instabile di Meano
scenografie di Paolo Nones

Regia di Sergio Bortolotti